Vi ricordate le scampagnate vintage? Voi siete giovani, ma noi facciamo parte di quella generazione che la scampagnata se l’è goduta. Noi meridionali poi ancor di più. Mi ricordo che ad un certo punto dell’anno, la mamma della cuoca abbandonava il cappotto (donna di classe la Regina Madre, portava una manica tre quarti bordata di pelliccia) per indossare dei tailleur taglio Chanel blu, corredati da dolcevita bianca o panna… quello era il segnale: la primavera era alle porte. La cuoca mentre al tavolo della cucina faceva i compiti sentiva la mamma che al telefono con le sorelle o con le cognate, si organizzava per la scampagnata domenicale, perchè non avrebbe piovuto: qualcuno si era preventivamente informato presso i calli di qualche anziano. La Regina Madre (grandissima cuoca) si chiudeva in cucina, e la cuoca bambina sapeva che altrettanto stavano facendo le sue numerose zie, per cucinare tutto il portabile ad una scampagnata: al primo posto c’era la frittatina di maccheroni fatta con gli spaghetti; seguivano altre frittate con cipolla, asparagi, patate, dipende quello che offriva il mercato. Non poteva mancare un casatiello, un gattò, i panini al burro da farcire “con gli affettati che porta zia Paoletta che anche quest’anno ha ammazzato il maiale”, una parmigiana di melanzane, ‘na crostata ppè criatur.
E questo era solo quello che cucinava la Regina Madre.
La mattina della scampagnata ci si alzava alle 7, ci si preparava e si caricava la Fiat 500 blu(quella che il Re Consorte regalò alla Regina Madre per la nascita della cuoca e che ancora cammina scattante). L’indipensabile kit della scampagnata anni 60/70 era composto da: tavolino valigetta (quello che apri la valigia tavolo e ci escono quattro sedie e quattro gambe del tavolo), Super Santos (‘o pallon), varie confezioni di stoviglie di plastica, tovaglia e almeno quattro coperte o lenzuola vecchie da stendere successivamente per terra, mangiadischi con pile di riserva, le carte da scopa, radio a transistor anch’essa con pile di riserva per chi ascoltava Tutto il calcio minuto per minuto, svariati fiaschi di vino rosso del contadino, la scatola per primo soccorso con lo spirito e lo sparatrapp (alcol e cerotti). Immancabili due sedie a draio con cuscino per la nonna Carmela e sua sorella signorina, Maria.
I parenti si ritrovavano tutti all’appuntamento più o meno puntuali: zio Amedeo con la Fiat 500 Abarth (truccata), zio Alberto con la Fiat 600 station vagon (quella che non si capiva quale era il davanti e quale il didietro), Zio Franco con la 850 color “azzurrocielocaramella non si capisce forse turchesechiaro), altri parenti e amici più o meno vicini e lontani, più o meno noti o sconosciuti che arrivavano con altre 127, bianchine o proprio chi se lo poteva permettere la Lancia. Per prima cosa c’era lo scambio dei figli perchè ognuno voleva andare nella macchina con qualcun altro e si perdeva un sacco di tempo, soprattutto se ci si dimenticava un figlio da andare poi a recuperare. Dopo aver cantato per una mezz’oretta Mina, Battisti, Celentano, Bella Ciao e l’Inno di Mameli si arrivava al campo di zia Paoletta. I ragazzini esplodevano fuori dalle macchine insieme ai palloni e cominciavano a correre a perdifiato. Gli uomini con la sigaretta all’angolo della bocca scaricavano i vari kit dalle auto e montavano i tavolini valigetta tentando di fare un’unica grande tavolata; qualcuno sicuramente avrebbe portato una fornacella (oggi si chiama barbechiù) su cui arrostire carne e carcioffole. Le donne si occupavano di stendere le lenzuola per terra, di urlare ai ragazzini di non correre che sudi e ti ammali, di tirare fuori tutto il ben di Dio cucinato nei giorni precedenti, di urlare ai figli non correre che se ti ammali ti porto in ospedale e là ti lascio, di aprire le sedie a sdraio per nonna e zia, di urlare ai figli se ti fai male prendi il resto.
Nonna e zia Maria supervisionavano le operazioni dai loro scranni a sdraio in mezzo ai quali era stato sistemato un tavolino con due bicchieri, brocca di acqua e vino, un piattino con olive, fetta di ricotta, salame e fave sbucciate.
Chi riscuoteva di più di tutti l’ammirazione delal cuoca era sua zia Paoletta. Pareva ca tenev a machina di Meri Poppinz, da là dentro ci faceva uscire di tutto: almeno 4 pagnotte di pane cafone cotto a legna fatto da lei del peso di due chili l’una, uno o due chili di taralli ‘nzogn e pep, provoloni, caciotte fresche e stagionate, ricotta, salsicce secche e fresche, cicoli (ciccioli) secchi, due tre barattoli da un chilo l’uno di olive verdi, nere, buste di lupini sotto sale, pizze piene di scarola, sasiccia e friariell, salame e ricotta, tre pentoloni sigillati di minestra ammaretata da scaldare sulla forncella, i suoi due figli.
Ad un certo punto l’urlo delle madri smetteva di essere minaccioso e diventava un richiamo per il pranzo. Tutti prendevano posto, ogni tanto qualcuno cadeva dalle sedioline da pic nic, i maschi si lanciavano all’assalto: le briosce, le frittate e le pizze piene ora c’erano, ora non c’erano più; la minestra veniva praticamente bevuta; il pane veniva tagliato in fette alte due centrimetri dove in mezzo ci si metteva un altro centimetro di salume e formaggio creando così la famosa ‘mpost’… solo la cuoca e due sue cuginette non mangiavano: neanche le corse su e giù per la collina erano riuscite a far aprire i loro minuscoli stomachini (bei tempi!!!) e la Regina Madre si sviliva: “Un giorno ti verrà fame e io ti nasconderò il pane!” (si è avverato!).
Dopo un quarto d’ora i ragazzini erano già in giro: chi di nuovo a giocare a pallone, chi a moscacieca, a ruba bandiera (che era pericoloso perchè poteva scatenare faide familiari) e chi raccogliere margherite e non ti scordar di me. Gli adulti continuavano ad oltranza a mangiare e a bere e man mano che mangiavano, i decibel delle risate raggiungevano un numero pari ai buchi scalati dalla cintura. Dopo un paio d’ore i ragazzini trovavano i padri in posizioni mistiche stile foca spiaggiata sulle coperte messe in terra, vale a dire panz’ all’aria con le braccia e la bocca aperte, mentre le madri si erano organizzate ai tavoli, ripuliti, per giocare a scopa o a ramino, se qualcuno si era ricordato di portare le carte francesi, piluccando un’oliva o un lupino e sputando qualche pettegolezzo insieme al nocciolo.
Quando imbruniva si raccoglieva tutto, si ricaricava in macchina, i figli, lamentandosi, si sistemavano con i genitori giusti e si tornava in città con le guance rosse rosse e la canottiera un pò umidiccia.
Il giorno dopo i ragazzini avevano la febbre alta, ma non sono mai stati abbandonati in un ospadale….
Questa è una di quelle briosce che venivano divorate durante quelle scampagnate così lontane eppure così vive nei ricordi… e la propongo per il Calendario del Cibo
Ingredienti
250gr di farina multicereali
250gr di farina di forza
100ml di acqua
80ml di latte
40gr di zucchero
50gr di burro
100gr di lievito madre
10gr di sale
10gr di malto
200gr prosciutto di Praga
100gr di provola
qualche fogliolina di timo
Procedimento
Miscelare acqua e latte e riscaldarli leggermente e farci sciogliere lo zucchero completamente. Unire il lievito madre e far sciogliere completamente anche quello. Miscelare insieme le due farine (magari setacciandole due volte) e il malto. Unire le farine e i liquidi (a mano o nell’impastatrice) e impastare fino ad incordare il composto. Aggiungere il burro, far riprendere la corda e quindi il sale.
Una volta ottenuto un bel panetto liscio, metterlo in una ciotola leggermente unta e farlo raddoppiare in frigo. Quindi stenderlo su un piano di lavoro leggermente infarinato, formando un rettangolo delle spessore di 1 cm. Distribuire le foglioline di timo, il prosciutto e la provola e di nuovo qualche fogliolina di timo. Arrotolare il rettangolo su sè stesso e metterlo in uno stampo a ciambella fino al raddoppio. Praticare delle incisioni sulla ciambella, accendere il forno a 180° e quando è a temperatura infornare per circa 40 minuti
Elena
25 Aprile 2017 at 10:53 (8 anni ago)be la scampagnata è un culto al sud, ho appena letto anche da AnnaLaura, qui siamo degli inetti rispetto a voi! Bellissimo post, simpatico e divertente, e che bel rustico! proprio da assaggiare, anche solo per un aperitivo in terrazza… certo che una scampagnata così…sarebbe il massimo! un bacione!
Patty
25 Aprile 2017 at 19:24 (8 anni ago)Elena non sai con quanto piacere ricordo quelle giornate… Grazie per le tue parole. Un bacio
Anna Laura
25 Aprile 2017 at 11:02 (8 anni ago)Noi terroni sì che ce la sappiamo godere, eh? Ahahahah, bellissimo reportage 😉
ilcastellodipattipatti
25 Aprile 2017 at 19:33 (8 anni ago)Alla grandissima!!!! ? Un bascione
Sharleena
8 Giugno 2017 at 3:04 (8 anni ago)Hej Chnsatiri-nej det er vist ikke den samme i str, men fra samme serie.. er ogsÃ¥ vild med denne her.. tænk lige at have den pÃ¥ arb værelset med blyanter, pensler og den slags.. DET ville være fint.. 🙂
fausta lavagna
25 Aprile 2017 at 12:41 (8 anni ago)i tuoi pic nic giovanili, che odissea! Un bellissimo racconto Pat, mi hai fatto sbellicare dalle risate. Hai un modo così leggero di raccontare, che le tue parole filano via e scendono giù come acqua fresca. Ho rivissuto la tua giornata all’aria aperta insieme a te, come se fossi lì a guardare dallo spioncino: le automobili strapiene di attrezzi, cibo e persone, lo sgolarsi degli adulti che richiamano i bimbi all’ordine mentre questi, pazzi di gioia, saltano per i prati trascurando l’appetito. Una briciola della tua infanzia però è finita nelle nostre case, insieme a questa meraviglia di brioche… non ci faremo scappare nessuna delle due. Un abbraccio :*
ilcastellodipattipatti
25 Aprile 2017 at 19:32 (8 anni ago)Fausta sei sempre tanto cara e come sempre hai quell’attenzione in più che scalda il cuore… Un bascione forte forte
Giorgia
25 Aprile 2017 at 14:43 (8 anni ago)Mi puoi adottare giusto per il tempo di una scampagnata? Ti prego! E non solo per la brioche meravigliosa!
ilcastellodipattipatti
25 Aprile 2017 at 19:31 (8 anni ago)Certo cara, che problema c’è? Un bascione e grazie
Emmettì
25 Aprile 2017 at 17:39 (8 anni ago)Il racconto più bello di una scampagnata familiare che io abbia mai letto!
Meravigliosa Patty! Tu e la tua brioche!!! ♥
Bacio graaaaaaaaaaaaaaandissimo! :-************
ilcastellodipattipatti
25 Aprile 2017 at 19:30 (8 anni ago)Ma tu mi vuoi troppo bene, non fai testo. Un bacione a te e alle donne del condominio
sabrina fattorini
25 Aprile 2017 at 18:15 (8 anni ago)Bellissima ricetta, ma il racconto ancora di più! Uno spaccato degli anni 60/70 che mi ha fatto ridere e scattare un po’ di nostalgia
ilcastellodipattipatti
25 Aprile 2017 at 19:29 (8 anni ago)Tutto vero e testato…. Anche io mentre lo scrivevo ridevo e mi immalinconivo. Un bacio gioia
zia consu
25 Aprile 2017 at 19:21 (8 anni ago)Davvero golosa e meravigliosa…ho l’acquolina al solo pensiero 😛
ilcastellodipattipatti
25 Aprile 2017 at 19:27 (8 anni ago)Grazie Consuelo! Un bascione
SABRINA RABBIA
26 Aprile 2017 at 15:54 (8 anni ago)quanti ricordi anch’io di queste scampagnate!!!Ogni volta che andavo in puglia dalla famiglia di mio marito in questo periodo pure noi……Deliziosa la tua brioche rustica, una fetta per me???Baci Sabry
ipasticciditerry
26 Aprile 2017 at 16:41 (8 anni ago)Prima di tutto ti dico che questa brioche deve essere la fine del mondo e con le foglioline di timo non ho mai provato. La prossima che farò le aggiungo, mi incuriosisce. E poi la scampagnata … hai alzato il coperchio dei miei ricordi perchè io sono lombarda ma i miei genitori sono pugliesi e non sai come mi ci sono vista nel tuo racconto, ho rivisto i pic nic della mia infanzia. Mio papà però aveva una vespa arancione e faceva due viaggi per portare noi e tutti i viveri/tavolini e accessori vari. Un giorno ti racconterò meglio. Intanto ti mando un abbraccio grande grande
alessandra
27 Aprile 2017 at 3:14 (8 anni ago)ora mando questo post a quelli di Casa Surace, perche’ ci facciano una sceneggiatura. Ho riso alle lacrime e non solo per come hai saputo rendere lo spirito del Sud, che e’ unico sempre e lo e’ di piu’ in materia di convivialita’ e di cibo… ma perche’ in tante cose mi ci sono rivista, pur con tutti i modi compassati del Nord e la “sobreita'” (si dice sobrieta’, chiaro? 🙂 di noi Genovesi… il transitor, il pallone, tutto il calcio minuto per minuto, le mamme in chanel (e il look da scampagnata con i foulard e i capelli cotonati, te lo ricordi?), le borse frigo, Mina e Battisti, “non correre che sudi e poi ti ammali”… sono passata dalle lacrime delle risate a quelle della nostalgia. E questo succede solo quando leggo dei post meravigliosi, come questo tuo. Grazie davvero
Flora
27 Aprile 2017 at 22:44 (8 anni ago)Mi hai fatto tornar bambina, quando anche in casa mia ci si preparava per le scampagnate…. che bei tempi!!!
Se per caso organizzi una scampagnata dalle mie parti chiamami e non dimenticare di portare questa sfiziosissima brioche!!!
Buona serata
Flora
Valentina
28 Aprile 2017 at 11:30 (8 anni ago)Ciao Pa, quel vortice interno mi ha aspirato ‘inside’ come il tuo racconto dei ricordi. Anche noi usavamo fare scampagnate in cui si cucinava il mondo e non si finiva mai di mangiare, ma ricordo con piacere e amore quei giorni e sarà per questo forse che continuo la tradizione di famiglia con scampagnate mangerecce 😉
Sarapixel
28 Aprile 2017 at 19:13 (8 anni ago)Racconto meraviglioso e ricetta golosissima… Splendida davvero Patti! ❤
ilcastellodipattipatti
28 Aprile 2017 at 20:15 (8 anni ago)Grazie Sara, sei molto gentile <3 Un bascione
China
8 Giugno 2017 at 1:51 (8 anni ago)(Mike)Watch COPS sometime (or any other suchlike show for that matter) and listen to the derisive tone commonly used when describing 'perps', 'suspects', &#d;iindiv93uals', and other non-badgewearers…It IS happening here.